A Comparative Dialogue Act, a project by the Luxembourgish artist Andrea Mancini and the multidisciplinary collective Every Island has been conceived as an infrastructure for the transmission of sound – a shared production space challenging the entrenched notion of individual artistic authorship.

Throughout the duration of the Biennale, the pavilion is hosting four guest artists who will produce and present new sound performances, thereby expanding the definition of a collective artwork. In this context, the notion of openness is not bound to the absence of limits, but rather to the appropriation of ‘the other’ and its contribution to collective and openended scenarios. Sound and space are tuned: the spatial elements – floor and walls – are turned into sound devices, progressively shaping an immersive experience. Technology is used to develop this localised experiment through which artists and audience consider the conditions under which knowledge is transmitted and shared. The title, A Comparative Dialogue Act, encapsulates the nature of this experimental project – an exploration of diverse sonic languages and a contemplation of dialogue, into the immersive world of sound as a tool for negotiation. The pavilion is at once the space where the soundscape is produced, and where it is played – the studio and the stage – in a gesture of radical transparency.

Artistic programme
An unprecedented collaboration between four emerging artists from diverse backgrounds, the programme brings together Spanish musician and performer Bella Báguena, French transdisciplinary artist Célin Jiang, Ankara-born performance artist Selin Davasse and Swedish artist Stina Fors to present four intersecting approaches to the multiple ways identity, performance and sound can meet. The defining link between their artistic practices is the choice of sound as their medium. The artists will never physically cross paths during
their respective residencies: they shared a collection of their sounds before the opening of the pavilion as a basis for their work and will each leave one after their passage. Thus, at once tapping into an existing sound library and in turn forming a new one, each artist produces a soundscape – a synthesis of their own work and the traces left by their peers.
Navigating the realms of gender identity, Báguena weaves sounds inspired by intuition, motivation and a tableau of influences from pop culture to personal experiences. Jiang adopts a decolonial cyberfeminist approach, intertwining arts, technology and digital humanities to provoke contemplation of identity within the context of transcultural aesthetics. Davasse makes research-based performances, repurposing literary and performative techniques to envision alternative pasts, presents and speculative futures. And Fors, who works with choreography, performance, drums and vocals, explores the depths of a ‘sounding body’, unleashing a powerful voice that alternates between lethal force and seductive allure, showcasing the complexities of the
self. A Comparative Dialogue Act brings these works together and provides the stage for a rich composition of these singular voices, converging in one sound artwork that aims to push the boundaries of collective art production.
The residency and production cycles of each artist are scheduled to run for the thirty-week duration of the Biennale. The space remains continuously accessible to the public.

A Comparative Dialogue Act, un progetto dell’artista lussemburghese Andrea Mancini e del collettivo multidisciplinare Every Island è stato concepito come un’infrastruttura per la trasmissione del suono – uno spazio di produzione condivisa che sfida la nozione consolidata della creazione artistica individuale. Per il periodo di svolgimento della Biennale, il padiglione ospita quattro artiste che produrranno e presenteranno nuove performance sonore, espandendo in tal modo la definizione di opera d’arte collettiva. In questo contesto, la nozione di apertura non è legata all’assenza di limiti, ma piuttosto all’appropriazione dell’‘altro’ e del suo contributo agli scenari collettivi e aperti. Il suono e lo spazio sono sintonizzati: gli elementi spaziali – pavimento e pareti – vengono trasformati in dispositivi sonori che forgiano progressivamente un’esperienza immersiva. La tecnologia è utilizzata per sviluppare questo esperimento localizzato attraverso cui gli artisti e il pubblico considerano le condizioni di trasmissione e condivisione della conoscenza. Il titolo, A Comparative Dialogue Act, sintetizza la natura di questo progetto sperimentale – un’esplorazione di linguaggi sonori diversi e una contemplazione del dialogo, all’interno del mondo immersivo del suono considerato come strumento di negoziazione. Il padiglione rappresenta al contempo lo spazio in cui il panorama sonoro è prodotto e il luogo in cui viene presentato – lo studio e il palcoscenico – in un atto di radicale trasparenza.

Programma artistico
Offrendo un’inedita collaborazione tra quattro artiste emergenti di diversa provenienza, il programma riunisce la musicista e performer spagnola Bella Báguena, l’artista transdisciplinare francese Célin Jiang, l’artista performer di Ankara Selin Davasse e l’artista svedese Stina Fors per presentare quattro approcci tra loro interconnessi relativi ai diversi modi in cui l’identità, la performance e il suono possono interagire. Il legame che caratterizza le loro pratiche artistiche è la scelta del suono come mezzo di espressione. Le artiste non si incroceranno mai fisicamente durante le rispettive residenze: ognuna di esse ha condiviso una raccolta dei propri suoni prima dell’apertura del padiglione, come base per il lavoro personale e ne lascerà un’altra dopo il proprio passaggio. In questo modo, accedendo a una raccolta sonora esistente e creandone al contempo una nuova, ogni artista darà vita a un panorama sonoro – una sintesi del proprio lavoro personale e delle tracce lasciate dalle altre presenze.

Esplorando i domini dell’identità di genere, Báguena tesse trame sonore ispirate dall’intuizione, dalla motivazione e da un insieme di influenze che spaziano dalla cultura pop alle esperienze personali. Jiang adotta un approccio cyber-femminista decoloniale, intrecciando arte, tecnologia e umanità digitali per provocare la contemplazione dell’identità nel contesto delle estetiche trans-culturali. Davasse presenta performance basate sulla ricerca, riutilizzando tecniche letterarie e performative per immaginare passati e presenti alternativi, nonché futuri speculativi. E Fors, che si esprime attraverso la coreografia, la performance, le percussioni e la voce, esplora le profondità di un ‘corpo sonoro’, sprigionando una voce potente che si alterna tra forza letale e richiami seduttivi, mettendo in mostra le complessità del sé. A Comparative Dialogue Act raggruppa queste opere e fornisce il palcoscenico per una ricca composizione di voci singolari, facendole convergere in una singola opera d’arte sonica che intende superare i confini della produzione artistica collettiva.

I cicli di residenza e produzione di ciascuna artista si svolgeranno durante le trenta settimane di durata della Biennale. Lo spazio resterà costantemente accessibile al pubblico.

Meet the artistic team

Performing artists